Onorevoli Colleghi! - Da tempo, come rilevato in questi giorni da tutti gli organi di informazione di ogni colore politico, c'è in Italia un uso delle intercettazioni telefoniche anomalo per quantità, pubblicazione ed omissioni, fenomeni che rappresentano tutti insieme una grande questione democratica.
Sulla quantità di intercettazioni non c'è chi non veda la differenza con altre grandi democrazie che pure sono sottoposte a una continua offensiva terroristica (Stati Uniti e Inghilterra). Siamo il Paese più «intercettato» e contestualmente siamo, tra gli Stati membri dell'Unione europea, quello con più forte insediamento della criminalità organizzata, due fenomeni difficilmente compatibili tra di loro. Non vorremmo semplicisticamente ritenere che mentre si ascolta la società civile o persone responsabili di illeciti certamente da perseguire, ma decisamente meno pericolosi sul piano sociale, vi sia una sorta di lassismo verso la criminalità organizzata e la sua capacità di permeare i gangli del sistema istituzionale ed economico. Sappiamo che su questo terreno analisi semplicistiche sono pericolose almeno quanto l'indifferenza verso ciò che sta succedendo sul piano delle intercettazioni telefoniche.
In secondo luogo, non possiamo che essere allarmati per quanto viene reso pubblico anche con riferimento a conversazioni di persone che non sono oggetto di procedimenti giudiziari o di parlamentari della Repubblica. Tutto ciò turba